Il termine folclore o folklore (dall’inglese folk: “popolo”, e lore: “sapere”) si riferisce all’insieme della cultura popolare, intesa come le forme di tradizione tramandata spesso oralmente e riguardante conoscenze, usi e costumi, miti, fiabe e leggende, filastrocche, proverbi e altre narrazioni, credenze popolari, musica, canto, danza, ecc., ovvero tutto ciò che viene definito cultura immateriale, destinata a perdersi se non tramandata o ricordata. Il tutto si riferisce a una determinata area geografica, a una determinata popolazione, ai ceti popolari in quanto subalterni, a più d’una o a tutte queste determinazioni.
L’origine del termine folclore è attribuita allo scrittore e antiquario inglese William Thoms (1803-1900) che, sotto lo pseudonimo di Ambrose Merton, pubblicò nel 1846 una lettera sulla rivista letteraria londinese Athenaeum, allo scopo di dimostrare la necessità di un vocabolo che potesse ricomprendere tutti gli studi sulle tradizioni popolari inglesi.
Il termine fu poi accettato dalla comunità scientifica internazionale dal 1878, per indicare quelle forme contemporanee di aggregazione sociale incentrate sulla rievocazione di antiche pratiche popolari, ovvero tutte quelle espressioni culturali comunemente denominate “tradizioni popolari”, dai canti alle sagre, alle superstizioni, alla cucina, e che già due secoli prima Giambattista Vico chiamava “rottami di antichità”.
Dopo la seconda guerra mondiale, grande impatto ebbe la pubblicazione delle “Note sul folclore”, contenute nei “Quaderni del carcere” di Antonio Gramsci. In particolare, Ernesto de Martino condurrà le più celebri ricerche folcloriche italiane (Morte e pianto rituale; Sud e magia; La terra del rimorso), scegliendo come oggetto classi sociali considerate fuori dalla storia, i contadini del sud Italia, con il dichiarato obiettivo di utilizzare le tradizioni popolari, definite come folclore progressivo, come elemento fondante di una futura coscienza di classe.
Questa corrente di studi rimarrà dominante in Italia fino agli anni ottanta con Alberto Mario Cirese, che dagli anni sessanta impose come nome per gli studi di folclore all’italiana il termine demologia, periodo dal quale viene rimesso profondamente in discussione l’oggetto di studio, criticando la reificazione delle tradizioni e ponendo l’accento più sui processi di costruzione sociale e sull’uso che i soggetti fanno di esse.
Il Comitato della Trebbiatura e gruppo Folk di San Vito sta lavorando proprio in questa direzione, puntando a recuperare le più profonde tradizioni di una cultura monticellana che sembrava ormai quasi perduta. Il concetto di rievocazione storica e di studio dei fenomeni, dei piatti tipici, dei costumi e della più concreta semplicità della vita contadina sta portando i Monticellani a riscoprire le loro radici territoriali.